Liberamente tratto dal libro “CASTELLETTA e la sua storia” di Dalmazio Pilati (a cura della Comunanza Agraria di Castelletta, 1991)
Un paese medievale da conservare
Il tempo non ha mutato di molto l’antica fattura del paese. Inalterata, infatti, anche per un certo innato rispetto della tradizione da parte degli abitanti, rimane l’inconfondibile caratteristica, propria dei paesi medioevali: vie anguste e brevi, casupole basse costruite con spessi muri, ben visibili ove sulle stradine s’aprono, quasi pertugi, le piccole e rare finestre.
Si scorgono ancora ruderi delle vecchie fortificazioni del paese.
Sulla cima del monte sovrastante l’abitato si notano tracce di muro che, secondo una diffusa opinione, doveva riguardare una cantina o più probabilmente una cisterna per acqua.
Ancora relativamente ben conservate le due antiche torri del paese:
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La prima, posta a nord, di forma cilindrica. È la più antica perché e nata contestualmente al primitivo, originario nucleo abitativo o insediamento umano, di cui rappresentava un punto di ampio avvistamento sulla sottostante vallata ed ovviamente di difesa.
Come ben descrive il Venanzoni (Assetto urbanistico di Castelletta “Abbazie e Castelli”, Fabriano, 1990) essa è “l’emergenza architettonica più significativa di Castelletta. Unica nella sua impostazione costruttiva circolare, si presenta con un corpo cilindrico realizzato di pietra calcarea locale non squadrata ed impostato su di uno sperone di roccia”. - La seconda, posta ad est nei pressi della cinta muraria, e di forma quadrata. In un angolo della torre si può osservare una antica e rara misura romana, corrispondente ad una pertica, cioè a dieci piedi, di cm. 29 cad., ossia circa tre metri.
Sono anche visibili “i beccatelli per la difesa piombante e le feritoie verticali, poste a diverse altezze. Il corpo di fabbrica è sporgente rispetto alle mura e forma la protezione della seconda porta di acceso al castello, realizzata in laterizio e ad arco a tutto sesto” (ibidem).
Castelletta ha saputo mantenere integro anche l’esterno delle antiche case, ove, a sera, dopo una giornata di duro lavoro, i contadini, i pastori ed i boscaioli soprattutto (dato che l’economia del paese era essenzialmente ad indirizzo silvo-pastorale) si raccoglievano stremati per consumare il modesto cibo, dialogare un poco con i figli e racchiudersi nel silenzio e nella povertà.
Poche ore di sonno per rigenerare le forze e, di nuovo, appena l’alba, pronti a riprendere il consueto lavoro.
Non si può essere d’accordo con tutti coloro che affermano che tutto il vecchio castello della frazione è un’opera d’arte medioevale, che deve essere accuratamente conservata, così come si devono mantenere gli angusti cortiletti, i caratteristici architravi in pietra, le viuzze dall’andamento sinuoso, le entrate sbilenche per ripararle dalla neve, in una parola tutte le testimonianze del passato.